Nel XII secolo la rosa diviene simbolo dell’amor cortese, un sentimento capace di nobilitare ed elevare l’uomo che influenza la poesia e la letteratura di mezza Europa.
Il fascino della rosa forse affonda proprio le sue radici nelle Dolomiti, richiamato da tante memorie. Evocazioni di poeti e scrittori di ogni epoca celebrano l’amore per le nostre meravigliose vette dolomitiche e sono innumerevoli le saghe sul mito arcaico dello spettacolare fenomeno dell’Enrosadira, che con il suo colore rimanda al simbolo della rosa.
Poeti e cavalieri erranti narrano l’amor cortese
L’amor cortese è il sentimento protagonista del Dolce Stil Novo, quella tendenza poetica che si sviluppa a Firenze tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300. Il sentimento di valori, virtù, gentilezza e bellezza interiore viene celebrato attraverso la figura femminile che assume tratti angelici. La lirica amorosa di stampo provenzale e la celebrazione della sua grazia – simboleggiata dalla rosa – diventa fonte di ispirazione della vita cortese.
Poeti e scrittori di ogni epoca, vicini alla tradizione cavalleresca sono passati per le Dolomiti.
Si tratta di cavalieri erranti, menestrelli, trovatori, Minnesänger, i cantori dell’amor cortese in lingua tedesca e poeti di corte. Essi hanno celebrato l’amore nella sua forma più elevata con ricorrenti richiami alle figure femminili abbinate al simbolo della rosa. Tra i più importanti, che vissero intorno all’anno 1100, possiamo menzionare Chrétien de Troyes, celebre per il suo ciclo di romanzi sul Graal; Walther von der Vogelweide, considerato il più grande poeta d’amore tra i Minnesänger; Wolfram von Eschenbach, il cavaliere che scrisse il celebre poema cavalleresco sul Sacro Graal, “Parzifal“.
Rosa e l’ideale d’amore
Poeti e cavalieri dunque si cimentano nel celebrare la rosa come ideale d’amore, attraverso la lirica amorosa medioevale. Così come sono celebrati i “segni” della natura che possano rispecchiare questo ideale. In primis l’Enrosadira, che con il suo colore rosa-rosso ha indubbiamente influenzato l’ideale di purezza dell’amor cortese, in particolare nella tradizione medioevale tedesca.
Il Dolce Stil Novo di cui l’Amor Cortese è pura espressione, diviene il movimento che preluderà alla nascita del Rinascimento, uno dei momenti più belli dell’umanità.
L’Enrosadira nella tradizione medievale tedesca
La tradizione medioevale tedesca del XIII° secolo racconta la magica dimensione del giardino incantato dove giacciono le rose che diventeranno poi il simbolo per eccellenza dell’amor cortese.
In questo periodo nascono le prime testimonianze scritte con un linguaggio contemplativo di chi ammirava il colore rosa (o talvolta rosso fiammante!) delle Dolomiti che talvolta appare nel momento culminante di passaggio tra la luce del giorno e l’ombra della notte. Una sensazione di incanto. Una sottile linea di luce che sporge sulle vette per annunciare i primi raggi di sole all’alba. Il “filo di seta aurea“ annuncia l’Enrosadira, ovvero la presenza del giardino di rose nascosto con arti magiche, secondo la leggenda, da Re Laurino, il mitico re dei nani.
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Le Rose del Ricordo
Narra una leggenda tramandata oralmente.
La fanciulla si tolse la rosa dal seno, la diede al nano, e gli consigliò di piantarla sulla vetta più alta, dove avrebbe certamente messo radici e ne sarebbe germogliato un rosaio. Nel vedere la rosa magnifica, al piccolo giardiniere s’illuminò il viso per la gioia.
“Se posso piantar questa, tutto il monte fra qualche anno, sarà coperto di rose“, esclamò esultante!
I fidanzati ripresero la via e, poco sotto la vetta, s’incontrarono con la regina. Il principe le presentò la sposa, dicendole che aveva posseduto una cintura d’oro e una rosa d’impareggiabile bellezza, ma aveva donato l’una e l’altra.
“E che cosa possiedi adesso?” domandò la regina.
La domanda imbarazzò il principe, ma non la sposa, che rispose serenamente: ” Ora possiedo il ricordo”
“Il ricordo di che cosa?” chiese la regina.
“Il ricordo del tempo lontano nel quale non v’era ne odio, non v’erano delitti, e tutte le cose erano più belle e più buone”
“Tu sei quella che io volevo”. disse la regina. E l’abbracciò.
(estratto dal testo “L’anima delle Dolomiti” di Carlo Felice Wollf).
Il colore Rosa dell’Amor Cortese sopravvive nelle Dolomiti
L’insegnamento che traspare dalla saga delle “Rose del Ricordo” è sottile ma profondo.
Saper assaporare intensamente l’emozione di un attimo, per poterla trattenere nell’anima e nel tempo. Il tempo della bellezza.
Soffermarsi a cogliere il momento di contemplazione dell’Enrosadira significa ritrovare quel sentire che contemplavano i Minnesänger, i cantori d’amore, oltre 800 anni fa. Un fenomeno unico, che si ripete solo nelle Dolomiti, patrimonio dell’Umanità, ultimo baluardo naturale e d’ispirazione dell’Amor Cortese.
Vieni a vivere il fenomeno dell’Enrosadira.
Assapora il fascino delle Dolomiti.
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